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Se è vero che a New Orleans si crearono le condizioni necessarie per la nascita del jazz, è pur vero che questa musica inizialmente si identifica molto con la comparsa dell'inconfondibile tromba e voce di Louis Daniel Armstrong (1901-1971), detto Satchmo ("bocca a sacco") un fondamento storico per tutti i jazzisti dopo di lui.

LOUIS ARMSTRONG
 

Louis Armstrong ebbe un'infanzia travagliata. I genitori si separano poco prima della sua nascita ed egli cresce più che altro grazie alle cure di nonna Josephine. Le sue giornate sono sospese tra emarginazione e delinquenza, anche se presto nasce in lui un interesse capace di allontanarlo da pericolose deviazioni: la musica.

Ancora troppo giovane per suonare la tromba o per apprezzarne potenzialità e sfumature, Louis si limita dapprima a cantare per le strade, una pratica occasionale che gli permette di sviluppare un'ottima intonazione e un istintivo senso dell'improvvisazione, la caratteristica principale del jazz. 





Ma la vita di strada comporta pur sempre grossi pericoli e Louis non può che esserne coinvolto. Un giorno viene sorpreso a sparare con un revolver sottratto ad uno dei compagni della madre, ragione per cui un tribunale, lo condanna a due di riformatorio.

Anche in riformatorio Louis Armstrong trova il modo di far musica: entra a far parte prima del coro dell'istituto e successivamente della banda, dove inizia suonando il tamburo. Prende anche le prime lezioni di cornetta, uno strumento molto simile alla tromba, ma con un suono ancor più agile a squillante.

Il suo maestro, Peter Davis, gli fornisce le basi dello strumento e con la banda dell'istituto, molto amata dai suoi concittadini, Louis può girare per le strade di New Orleans suonando melodie come "When the Saints Go Marchin' in", un brano che per parecchi anni successivi sarà uno dei suoi cavalli di battaglia. VEDI - ASCOLTA

Uscito dal riformatorio ancor adolescente egli inizia a frequentare pub e locali nella speranza di avere la possibilità di suonare in qualche orchestra. In uno di questi vagabondaggi conosce Joe Oliver, già conosciuto come "King Oliver" prima degli anni '20, che lo introduce nell'ambiente dei primi musicisti jazz.

Dal novembre del 1918 lavora così sui riverboats (i battelli che navigavano il Mississippi) e impara a leggere le partiture, diventando così un musicista completo. Dopo qualche anno, si trasferisce a Chicago, lasciando una New Orleans in cui il jazz era ormai ridotto a fenomeno musicale per turisti. VEDI - ASCOLTA

Armstrong in quel momento infatti stava invece seguendo un'altra strada, improntata su un più attento intreccio polifonico delle melodie, del sostegno armonico e, per altri versi, sul tentativo di dare al solista un ruolo determinante, ma ben integrato in una jazz band. 

Una ricerca, peraltro, grazie alla quale viene ingaggiato dallo stesso King Oliver nella sua "Creole Jazz Band", dove Louis la possibilità di proporsi ora come solista virtuoso per inventiva, fantasia ritmica e melodica, unite ad un'impressionante volume sonoro e ad un'inconfondibile timbro.

Dopo una serie di tour di successo si arriva al 1924, anno particolarmente importante per "Satchmo". Si sposa, lascia l'orchestra di Oliver ed entra nella Big Band di Fletcher Henderson, una delle migliori orchestre del tempo, zeppa di solisti di pregio.

Con questo salto di qualità, Armostrong ha l'opportunità di incidere brani con Sidney Bechet, Bassie Smith e molti altri. Registra "Hot Fives and Hot Sevens" trasformando così il jazz, con la sua tromba chiara e brillante e la sua incredibile voce roca, in una delle più alte espressioni musicale statunitensi.

Da allora è solo un susseguirsi di successi, all'ombra però di alcune voci critiche che denunciano limiti e scadimenti del fenomeno Armstrong. Egli viene addirittura accusato di essere uno zio Tom, una macchietta teatrale, il classico negro buono, rispettoso e senza idee che potessero contestare il potere dei bianchi.

In realtà in anni successivi è pur vero che molti riconobbero che fu proprio la sua presenza a contribuire il superamento di ogni barriera razziale, diventando una delle prime star di colore nella musica. La sua vita, oltre ai concerti e tournée, si arricchì di nuove collaborazioni, aprendosi anche al cinema.

In "Alta società" (High society) del 1956, di Charles Walters, con Grace Kelly, Bing Crosby e Frank Sinatra, al nostro Louis Armstrong, che è ormai all'apice del successo e della notorietà anche fuori degli Stati Uniti, viene affidato l'introduzione e la conclusione della prima e dell'ultima scena del film.

Negli ultimi della sua vita Louis Armstrong anni era diventato un'icona della musica e l'ambasciatore del jazz nel mondo, cosa che per molti lo rese al stesso tempo un Maestro non più in grado di prendere decisioni autonome, gestito da funzionari senza troppi scrupoli dell'industria musicale e dello show businnes.


L'EVOLUZIONE DELLA MUSICA JAZZ

Dagli anni '20 del Novecento in poi, dopo il successo delle prime incisioni dei cosiddetti race record, la musica jazz non rappresenta solo una semplice novità commerciale, ma si evolve gradualmente in una vera e propria espressione culturale, un elemento identitario di tutta la musica commerciale statunitense, compresa quella dei bianchi.

"SWING ERA & BIG BAND"

Negli anni '30 prima si sviluppano così nuove forme interne al Jazz, nelle quali i musicisti bianchi sono spesso i fondatori di grandi orchestre, le Big Band, che in pochi anni, generando la cosiddetta Swing Era, diventano il cavallo di battaglia delle radio private sparse sul territorio americano.

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Le big band, vedi quella di Benny Goodman (1909-1986), vendettero milioni di dischi con ritmiche, temi e orchestrazioni molto accattivanti. Il jazz viveva la sua swing era e raggiunse un pubblico ancor più vasto, quello più desideroso di avere un orecchiabile sostegno (swing=dondolo) per le proprie evoluzioni nelle sale da ballo.

Altra grande big band fu quella dell'eroico Glenn Miller (1904-1944), un direttore e compositore che contribuì pure alla diffusione del Jazz oltre oceano. Sua era infatti l'orchestra al seguito dell'esercito americano nella II^GM in Europa, là dove peraltro egli scomparve dai radar durante un trasferimento aereo tra un concerto e l'altro.

L'elegante e raffinata musica del pianista-direttore Duke Ellingotn (1899-1974), meno commerciale dei precedenti, è invece uno dei massimi esempi del Jazz orchestrale. Le sue composizioni sono ancora oggi fondamento storico per lo studio e la rielaborazione negli ormai stabili corsi di jazz nei conservatori di tutto il mondo.

"BE BOP & COOL JAZZ"

Con la seconda guerra mondiale l'era dello swing finisce improvvisamente. L'influenza di questo stile si farà sentire ancora a lungo nella musica da film, ma per il jazz vero e proprio la metà degli anni quaranta rappresenta un momento di passaggio fondamentale: nasce infatti il bebop.

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Il sassofonista contralto Charlie Parker, detto "Bird", è senza dubbio il più importante musicista bebop: le sue esecuzioni si basano su una complessa armonia e su un ritmo irregolare molto espressivo.

Sebbene sia morto a soli 35 anni, il suo stile ha influenzato molti musicisti e la sua importanza nella storia del jazz è paragonabile a quella di Louis Armstrong.

Un altro grande esponente del bebop è il trombettista John Birks Gillespie, detto "Dizzy", (qui nella foto a sx e nel successivo video) che suonò con Parker in numerosissime occasioni.

Le ragioni della "rivoluzione" bebop sono molteplici. La prima, da un punto di vista strettamente musicale, era che lo straordinario successo dello swing si fondava sull'uniformità e la ripetitività dei temi, questo a danno dell'originalità e della creatività dell'improvvisazione, elemento essenziale nel jazz nero.

Da un punto di vista sociale, il fatto che fosse praticato da molti musicisti bianchi riuniti in big band perfettamente strutturate in sezioni strumentali e precisi arrangiamenti scritti ne aveva indebolito il carattere di musica afroamericana più libera, legata alla tradizione popolare nera e al vissuto reale della gente di colore.

Il bebop predilige invece band di pochi esecutori: tromba e sassofono per la sezione melodica, pianoforte, contrabbasso e batteria ne costituiscono il modello ideale. Il bopper suona così per un pubblico ristretto, assume in genere atteggiamenti provocatori e anticonformisti e, incurante degli applausi, si disinteressa del pubblico.

Se lo swing era una musica piacevole, ballabile, che esprimeva ottimismo e serenità, il bebop è invece una musica difficile, aspra, drammatica, con melodie frammentarie, tutt'altro che orecchiabili, mentre dal punto di vista ritmico si caratterizza per la grande velocità e l'irregolarità delle sue sequenze.

A partire dal bebop si sono poi mossi i musicisti che hanno segnato la storia del jazz. Come il mitico pianistaThelonious Monk che con il suo carattere schivo, da uomo dietro le quinte, assunse quand’era ancora in vita i contorni del santone, bizzarro come il suo cappello da sciamano affetto da una presunta malattia mentale.

In ogni caso il bebop ebbe all'inizio uno scarso successo, rimanendo chiuso nell'ambito di pochi estimatori, sebbene la sola sua presenza nel panorama jazzistico dell'epoca provocò quella che quella che venne definita la risposta “bianca” allo stile bebop: il cool jazz.

Il termine "cool" (fresco) ha, nello slang americano, varie accezioni: calmo, rilassato, distaccato. Resta il fatto che il pianista di origini italiane Lennie Tristano, uno dei massimi esponenti di questo tipo di jazz assieme a Bill Evans, propose una musica molto meno commerciale di quanto storicamente aveva sempre dato il jazz bianco.

Una delle sue caratteristiche essenziali era infatti quella di utilizzare elementi (vedi polifonie e armonie molto complesse e raffinate) tratti dalla musica europea “colta”, anche se la vera e propria nascita del Cool Jazz risale alla pubblicazione dell’album Birth of the Cool 1949) del trombettista nero Miles Davis.

Per la verità, nella musica di Miles Davis l’impronta “nera”, intesa come una vitalità e una “visceralità” rare nei bianchi, è sempre molto forte, ma la ricerca di sonorità raffinate, dei caratteri tipici dell’espressione cool mettono in luce uno dei più interessanti e geniali musicisti della storia del Jazz.


"FREE JAZZ & FUSION"

Il free jazz è figlio del movimento dei diritti civili degli anni '60 e in generale della cultura afroamericana, motivo per il quale esso viene inteso quasi come fosse un fenomeno politico, così come altri stili jazzistici, vedi ad es. il be bop degli anni '50, avevano rappresentato l'avanguardia della cultura musicale dei neri.

APPROFONDIMENTO E ASCOLTO


Il passaggio del jazz al free portò alcuni solisti a esprimersi in forme sempre più libere e fuori dalle regole musicali fino ad allora in uso. Tra questi il sassofonista Ornette Coleman, colui che diede il nome a questa nuovo stile incidendo, appunto, l'album Free Jazz, nel quale due quartetti contrapposti, partendo da strutture armonico ritmiche predeterminate, improvvisano sempre più liberamente svincolandosi via via dalle stesse.

La fusion (chiamata anche jazz fusion o jazz rock) è un genere musicale emerso alla fine degli anni sessanta e primi anni settanta che combina elementi di jazz, rock e funk, un genere ballabile a sua volta derivato da un mix di rhythm and blues (R&B), Soul (Gospel) e ancora Jazz.

Lo stile fonde tutto ciò in un organico tipicamente rock, dove gli strumenti elettrici ed elettronici hanno un ruolo dominante sulla timbrica dei gruppi, caratterizzati anche per le loro sonorità morbide e per le loro strutture armoniche più vicine quella dei brani pop che a quelle del jazz.