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  MUSIC-BOX ✪ AUDIO-LAB  

Quando parliamo di storia della musica, dell'evoluzione del nostro linguaggio musicale, intendiamo di solito la storia della musica colta dell'Europa. Così facendo rimangono fuori da questo quadro: a) le musiche dei popoli primitivi; b) le musiche dei popoli di civiltà extra europee; c) le musiche popolari dei popoli bianchi d'occidente.

Gli studi in queste aree musicali sono stati trascurati fino XIX sec. anche per ragioni oggettive, essendo difficile conoscere musiche che non sono fissate nella scrittura, ma diffusi per tradizione orale.

A ciò si aggiunga anche il fatto che la trascrizione di quelle musiche sul nostro pentagramma fosse spesso impossibile, in quanto i loro ritmi e le loro scale non erano riproducibili con la nostra scrittura.

Un passo avanti per il superamento di questo ostacolo fu favorito dallla registrazione sonora, resa possibile dall'invezione del fonografo meccanico da parte di T.A. Edison (1878), poi dalla registrazione su nastro e dai supporti ottici.

Gli studi degli etnologi e le indagini condotte "sul campo" hanno consentito di registrare migliaia di canti, di musiche strumentali e di danze di popoli primitivi e popolari e di ottenere fedeli fonogrammi. Con la raccolta negli archivi di queste registrazioni è stato possibile fondare una nuova disciplina, un settore della musicologia che si è proposto di studiare le tradizioni musicali di tutti i popoli.

Tale disciplina prese il nome di etnomusicologia o musicologia comparata, in quanto uno dei suoi fini è il confronto delle musiche dei popoli extraeuropei fra loro e con quelle dei popoli occidentali.

< qui a sinistra il registratore analogico su nastro magnetico Nagra specifico per registrazioni sul campo. Sopra e sotto la foto e il video dei primi registratori e fonografi basati sull'incisione di cilindri di cera.

RITI, MITI E CREDENZE SULLA MUSICA


Si ritiene che la musica abbia un'origine comune al linguaggio e che i primi nuclei comunicativi, dalle grida ai suoni intonati, contengano già elementi musicali. Si scopre poi come nessuna civiltà ignori la musica, la cui importanza appare invece evidente dallo studio delle mitologie, dei riti, delle filosofie dei diversi popoli.

Molti di essi considerano la musica un dono degli dei, molti dei quali si identificano in alcuni strumenti; ritengono che il suono anche quando ha origine da eventi naturali (per esempio il tuono) sia la voce degli dei. In molti miti riguardanti la creazione, è da fenomeni acustici che nasce il dio.

La musica è così presente nella mitologia di tutti i popoli primitivi. Il dio indiano Prajâpati con la sua voce creò il cielo, le acque e la terra; alcune popolazioni indiane d'America ritenevano che il loro avesse creato il mondo cantando tre volte. In Cina i primi canti e i primi strumenti erano emanazione delle voci di otto antenati.

Più ricchi d'immaginazione sono i racconti della bibbia: le mura di Gerico furono abbattute dagli squilli di tromba delle milizie d'Israele; il suono dell'arpa di Davide placava la follia di re Saul. Molti e fantasiosi sono i miti greci: tra essi quelli di Ermete, inventore della lira dal carapace vuoto di tartaruga; di Orfeo il cui canto placò le potenze infernali; di Anfione, il cui suono della lira edificò le mura di Tebe.

I cantori, i sacerdoti, traggono la loro natura di esseri superiori dal fatto che conoscono le leggi arcane della materia sonora, che sanno pronunciare le parole, le formule, le voci, i canti magici.

I popoli primitivi pongono al vertice della loro struttura sociale lo sciamano che ha l'autorità di pronunciare le formule rituali, nelle quali il suono prevale sulla parola.

Sono queste formule, questi canti, queste mescolanze di "linguaggio-suono" che regolano i rapporti sociali all'interno delle comunità tribali, accompagnando i riti della nascita, della pubertà, delle nozze, della morte, delle guarigioni e quelli legati al cambio delle stagioni.