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IL QUADRO STORICO    vedi mappe: Medioevo

Il lungo arco di tempo che va dalla caduta dell'Impero Romano di Occidente (476) sino alla scoperta dell'America (1492) viene detto Medioevo, ossia l'età di mezzo tra antichità ed età moderna. Questi dieci secoli sono distinti in:

  • Alto Medioevo (sino all'anno mille) il periodo in cui, scomparse le città, cancellate e rese mal sicure le antiche vie di comunica-zione, l’Europa si trasforma in un mosaico di castelli isolati.
  • Basso Medioevo (sino al 1492 circa) caratterizzato dalla graduale ripresa dell’economia, della cultura e dalla rinascita della vita cittadina.

1) L'EVOLUZIONE MUSICALE: IL CANTO GREGORIANO

Nell’alto medioevo il Canto Gregoriano, così detto in riferimento all'opera di selezione dei canti della Chiesa ordinata da Papa Gregorio Magno (590-604), è il principale sviluppo dell'antica monodia cristiana, vera espressione spirituale dell'alto medioevo e allo stesso tempo fondamento storico per tutta la musica europea successiva.

vedi testo e traduzione del "Dies Irae" 
di Luca Di Castri - 3D - 2016/17 - Mauri

Noi siamo da secoli abituati alla musica “misurata”, dal ritmo fondato su pulsazioni regolari e scandite da accenti che si ripetono ad intervalli di tempo. Tale ritmo ha la sua sorgente nei movimenti del corpo, nella marcia, nella corsa, nel lavoro, nella danza. Nel canto gregoriano, invece, il ritmo non è misurato.

SCHEDA APPROFONDIMENTO E ASCOLTO: CANTO GREGORIANO

Proprio per la mancanza di schemi ritmici e di centri tonali obbligati, la melodia gregoriana è la realizzazione più pura ed essenziale di una vera e propria “musica dello spirito”; non è divisa in battute ma è mossa solo dallo scorrere delle sillabe su cui liberamente cadono gli accenti delle parole latine.

Il canto gregoriano non è accompagnato da strumenti. San Tommaso ne sconsigliava infatti l’uso nella liturgia in quanto, con la varietà e il fascino dei loro timbri, potevano distrarre l’animo dei fedeli dalla preghiera e dalle buone disposizioni anteriori.

Si tratta di un tipo di musica esclusivamente vocale quindi, che si sviluppa su una successione di note vicine, procedenti cioè per intervalli stretti, senza bruschi salti di altezza – canto piano – eseguite in perfetto unisono (monodia).

Per questa sua natura, il canto gregoriano ha come solo fine la preghiera, che non chiede di essere ammirato come un’opera d’arte né tanto meno è inteso a compiacere un pubblico di ascoltatori.

Il canto gregoriano si distingue dunque per le seguenti caratteristiche:

  • è monodico: tutte le voci cantano un’unica melodia all’unisono;
  • è modale: è fondato cioè sugli antichi modi greci e non sulle scale, come la nostra musica;
  • viene eseguito a cappella, cioè dalle sole voci (sono escluse le voci femminili);
  • ha ritmo libero, non è cioè diviso in misure regolari, gli accenti sono quelli del linguaggio parlato;
  • la melodia procede per intervalli congiunti vicini; non vi sono salti tra una nota e l’altra;
  • la melodia si sviluppa entro una estensione limitata;
  • il testo è in latino.

2) L'EVOLUZIONE MUSICALE: LA NASCITA DELLA POLIFONIA

Già verso il X secolo, con l'aprirsi del basso medioevo, a Parigi la Schola Cantorum di Notre Dame elabora invece i primi esperimenti di polifonia. È l'inizio di una nuova era musicale, del canto in cui due o più voci eseguono contemporaneamente  melodie differenti.

Sino al X secolo, quando compaiono le prime semplici combinazioni di due o più parti vocali, sia la musica sacra sia quella profana rimangono sostanzialmente limitate alla pura monodia. La polifonia, l’arte cioè di comporre diverse linee melodiche simultanee, fu il risultato di scoperte successive maturate durante un lungo periodo di esperienze.

SCHEDA APPROFONDIMENTO E ASCOLTO: PRIMA POLIFONIA

Nei primi esempi di canto polifonico due voci eseguivano la stessa melodia, intonandola però su due altezze diverse, separate in genere da un intervallo di quarta o di quinta. Questa pratica – detta diafonìa – rispondeva all’esigenza di combinare voci di registro diverso, per esempio bassi e tenori, che avrebbero trovato difficoltà a cantare in ottava o all’unisono perché una delle due parti risulterebbe troppo acuta oppure troppo bassa.

Il risultato erano due linee melodiche perfettamente parallele che procedevano per moto congiunto. Questi primitivi modelli di canto polifonico presero il nome di organa. Le prime importanti forme di organa trovarono il terreno fertile per il loro sviluppo a Parigi, presso la schola cantorum della Cattedrale di Notre Dame, allora in costruzione.

Gradualmente si passò al moto obliquo (con una linea melodica ferma su una nota mentre un'altra sale o scende) e al moto contrario, nel quale le voci procedevano invece in direzioni opposte, avvicinandosi e allontanandosi l'una all'altra.

Con questa pratica – detta discanto – le parti, pur mantenendo un andamento ritmico uguale, cominciarono a differenziarsi e a divenire melodicamente autonome e indipendenti.

Creatori e direttori della Scuola di Notre Dame, destinata ad aprire la via al grande sviluppo della polifonia del Quattrocento e del Cinquecento, furono Leonin – attivo presubilmente tra il 1160 e il 1190 – e Perotin, che gli succedette continuandone l’opera fino al 1230 circa.

Per quanto il tessuto armonico di queste composizioni possa suonare duro e scarno al nostro orecchio, è già presente in esse un’organizzazione delle parti che si distingue dagli antichi organa medioevali. Leonin e Perotin e i loro successori della Scuola di Notre Dame lasciarono numerose composizioni polifoniche a due, tre e più voci. Le forme più importanti furono:

  • il conductus, un canto processionale concepito di norma su strofe ritmiche latine, solitamente a due, più raramente a tre;
  • il rondellus, generalmente di carattere profano, così chiamato perché l’andamento delle parti era fondato sulla tecnica dell’imitazione (rondellus dal francese rondeau, ovvero ruota, per indicare il “ruotare” del motivo da una voce all’altra);
  • il motetus, dal francese mot, “parola”, italianizzato poi in mottetto. Il mottetto era originariamente basato su un canto gregoriano, il tenor, cui veniva sovrapposto un altro canto con parole diverse – spesso di contenuto profano – detto appunto motetus. A questi due canti poteva aggiungersene un altro, il triplum, e in alcuni casi anche un quarto, il quadruplum. Spesso il tenor non era cantato ma eseguito da uno strumento.

La Scuola di Notre Dame dà quindi vita a una polifonia in cui abbiamo:

  • dapprima due parti trattate per “moto congiunto o parallelo” (diafonia) e poi a “moto obliquo e contrario” (discanto);
  • poi a forme più evolute a tre e anche a quattro parti; 
  • un canto gregoriano di base;
  • una parte strumentale nel mottetto;
  • ritmo libero, come nel canto gregoriano, nelle forme a due voci, misurato in quelle a tre e quattro voci;
  • melodie che procedono per intervalli piccoli, come nel canto gregoriano;
  • melodie che si sviluppano generalmente entro una estensione limitata;
  • testi in latino e in volgare;
  • prime forme "discorsive" di struttura definita.
     

3) L'EVOLUZIONE MUSICALE: LA MUSICA PROFANA NEL MEDIOEVO

Accanto a queste esperienze di musica religiosa si sviluppa via via una prima produzione musicale profana di cui siamo direttamente a conoscenza. Sappiamo così nella Francia del XII e XIII secolo, i Trovatori al sud e i Trovieri al nord, allietavano le corti con le loro Chanson, melodie celebranti l'amor cortese e le gesta dei cavalieri dell'epoca.

Lo stesso fecero poco più tardi in Germania i Minnesänger con i loro Lied, mentre una produzione particolare fu quella dei Chierici Vaganti, gli studenti universitari che nel basso medioevo si spostavano per studio da una università all'altra e dei quali sono stati ritrovati alcuni manoscritti musicali (Carmina Burana - XIII sec.).

I termini trovatori e trovieri derivano dal francese troubadours e trouvères che a loro volta sembrano derivare dal latino tropare, vale a dire “scoprire, fare tropi”, creare versetti, inventare prose ritmiche. Il tedesco Minnesaenger significa invece letteralmente “cantore, poeta d’amore”. 

Clerici Vagantes e testo di "In taberna quando sumus"
di Riccardo Sauerwein e Davide Ferettini - 2D - 2018/19 - Mauri
 

SCHEDA APPROFONDIMENTO E ASCOLTO: MUSICA PROFANA MEDIEVALE

Trovatori, Trovieri e Minnesaenger

Lo spirito di avventura che le Crociate avevano suscitato soprattutto nelle giovani generazioni, la morale cavalleresca e il culto della donna e dell’amore fecero nascere in Francia e in Germania un nuovo fertile e squisito genere di musica profana: la canzone.

Figli della nobiltà, cavalieri e uomini d’arme, non ricchi in quanto piccoli vassalli o figli cadetti senza terre né averi, cercavano la loro rivincita sociale nel cantare la nobiltà dell’animo contrapponendola a quella della stirpe.

Sorretti da nuovi ideali, nomadi inquieti alla scoperta del mondo, avidi di fortune e di gloria, andavano di feudo in feudo e narravano di guerre, di avventure, di amori e di gloriose imprese.

I temi ricorrenti delle prime canzoni dei trovatori erano la gioia, il risveglio della primavera, la donna che veniva innalzata a creatura ideale. 

Educati nei conventi e nelle scuole, dove l’insegnamento del canto liturgico era materia d’obbligo, i trovatori trasferirono nelle loro melodie i modi del canto gregoriano, introducendo però due elementi nuovi: il verso in rima e il ritmo misurato.

Molte delle loro canzoni si prestavano infatti ad essere danzate; a volte sono persino invenzioni poetiche su motivi da ballo già esistenti. La canzone trovadorica presenta le seguenti caratteristiche:

  • come il canto gregoriano è monodica;
  • come il canto gregoriano è modale;
  • può essere accompagnata da strumenti;
  • a differenza del canto gregoriano, ha ritmo misurato, talvolta molto ben scandito, il testo è in versi;
  • la melodia precede anche per intervalli ampi;
  • la melodia si sviluppa entro un’estensione ampia;
  • il testo è in lingua volgare;
  • la canzone è divisa in sezioni, spesso in forma di rondò.

Le canzoni dei trovatori – originari della Provenza, nella Francia meridionale – erano di genere lirico, ispirate soprattutto all’amore, alla idealizzazione della donna e alla poesia della natura. Quelle dei trovieri invece – fiorite nella Francia settentrionale – erano di genere epico-narrativo, dedicate soprattutto alle gesta dei cavalieri e a episodi gloriosi delle Crociate.

vedi scheda del brano  (approfondimento di Lorenzo Caselli - 3E 2016-17)

I Minnesaenger a loro volta coltivavano un genere sia lirico sia epico. Questi movimenti ebbero una grande diffusione, estendendosi in breve tempo oltre i Pirenei, in Spagna e in Portogallo, dove i conquistatori arabi avevano introdotto i modi squisiti della loro poesia e della loro musica, e a nord, in Inghilterra, destinata a divenire patria di re trovatori e trovieri, tra i quali il celebrato Riccardo Cuor di Leone.

Celebri trovatori furono Guillaume de Poitiers (1071-1127), Jaufré Rudel (1141) – il cui leggendario amore per Mélisende, la Contessa di Tripoli, ispiro una famosa poesia a Giosuè Carducci – e Raimbaut de Vaqueiras (1207). Fra i trovieri spiccano Riccardo Cuor di Leone (1157-1199), Adam de la Halle,(1237-1287) – autore tra l’altro di un famoso jeu, Le jeu de Robin et de Marion – e Guiraut Riquier (1230-1294). Grandi Minnesaenger furono Witzlaw von Rugen (1325), Walther von der Vogelweide (1170-1230) e Wolfram von Eschenbach (1220).

Trovatori, trovieri e Minneseanger oggi potrebbero anche essere chiamati cantautori. Pur traendo talvolta spunto da melodie e danze popolari il loro stile era però raffinato ed elegante. Con la canzone si ha un primo timido accenno di musica strumentale; trovatori e trovieri si facevano infatti accompagnare da uno o più “giullari” – jougleurs – che suonavano il liuto o la viella, e compaiono allo stesso tempo anche le prime forme musicali nel senso moderno della parola:

  • Ballata: canzone a ballo costruita su una o più strofe con un ritornello che veniva cantata in coro.
  • Compianto: canzone funebre in elogio di un defunto illustre.
  • Contrasto o tenzone: stornelli a due voci in forma dialogata tra due personaggi reali o allegorici.
  • Maggiolata: canzone inneggiante la primavera.
  • Pastorella: canzone a carattere pastorale e agreste con una metrica molto varia.
  • Sirventese: canzone di ispirazione politica, moraleggiante e religiosa.

4) L'EVOLUZIONE MUSICALE: L'ARS NOVA

Nel corso del XIV secolo in Francia e in Italia si afferma poi l'Ars Nova che, in opposizione alla musica dell’Ars Antiqua (prima polifonia), sostiene lo sviluppo di un contrappunto polifonico più articolato, della varietà ritmica e dei nuovi sistemi di scrittura musicale. Guillaume de Machaut è tra i maggiori esponenti di questa evoluzione musicale.

In particolare l'Ars Nova italiana, a differenza di quella francese più complessa, assume i caratteri tipici del dolce stil novo, emergendo per semplicità e freschezza con forme polifoniche quali il madrigale, la caccia e la ballata.

 SCHEDA APPROFONDIMENTO E ASCOLTO: MADRIGALE, CACCIA E BALLATA

 

Mentre in Italia si va affermando la poesia del Dolce stil novo e fioriscono i geni di Dante, Petrarca e Boccaccio, nascono anche nuove forme musicali. L’esperienza dei trovatori, assieme alla riscoperta del repertorio popolare che la nascente classe borghese colta non ha dimenticato, dà vita, con l’Ars nova fiorentina, alle tre grandi forme polifoniche profane del madrigale, della caccia e della ballata.

Con il ritorno del papa a Roma, avvenuto nel 1377, Avignone cessa di essere il polo di attrazione degli artisti europei. Da questo momento i più valenti musicisti, soprattutto fiamminghi, convergono in Italia, al servizio non solo della cappella pontificia ma anche dei principi e dei porporati delle più importanti città. E’ un apporto di stili e di esperienze nuove destinato a influenzare tutta la musica del secolo successivo.

Il madrigale, il cui argomento trae ispirazione da scene pastorali e agresti, ha la sua prima patria a Firenze e il suo maestro in Francesco Landino (1335-1397). Il nome della composizione – a due voci e non più lunga di otto versi, vale a dire due terzine e un distico – sembra derivare dalla parola mandriale (mandria). Il madrigale trecentesco non deve essere confuso con il madrigale rinascimentale, forma polifonica complessa a più voci.

vedi breve biografia di F. Landini           vedi Testo per Cantare in Coro
di Riccardo Schiavone e Giulia Donati - 2D - 2018/19 - Mauri

La caccia è un componimento a movimento veloce. Essa decrive scene di caccia o di mercato, con grida, richiami che si inseguono – si “cacciano” – e si imitano a vicenda, con un caratteristico andamento concitato. Questa composizione precorre e prepara il terreno allo sviluppo successivo della fuga.

La ballata, a schema ritmico molto semplice, generalmente a tre voci, è, delle tre forme, la più popolare. In essa fa spicco una melodia principale, quasi come nelle moderne canzoni, mentre le altre due voci hanno funzione secondaria e molto spesso sono affidate a strumenti.

Nel secolo XV secolo in Belgio e Olanda, sulle basi delle regole polifoniche della Scuola di Notre Dame, sorge la cosiddetta Scuola Fiamminga, con polifonie sempre più complesse e un intreccio melodico ancor più fitto, da cui avranno poi origine i capolavori rinascimentali sacri e profani del ‘500.

5) L'EVOLUZIONE MUSICALE: LA MUSICA STRUMENTALE

Durante il Medioevo la musica strumentale ebbe una importanza molto minore rispetto a quella vocale a causa della qualità degli strumenti con una intonazione ancora piuttosto approssimativa, del dominio del canto religioso che non ammetteva accompagnamento e di un sistema di notazione musicale non ancora adatto per l’esecuzione strumentale. Non esistevano orchestre organizzate in modo che ogni strumento avesse esattamente la sua parte.

Gli strumenti si limitavano per lo più a duplicare il canto. Gli scarsi documenti di musica strumentale medievale ritrovati ci dicono che gran parte delle danze popolari e di corte venivano improvvisate, oppure eseguite a memoria, senza cioè parti appositamente scritte.