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Dopo i moti del 1848 gli ideali romantici e rivoluzionari cominciano a perdere la loro forza, si riprende a pensare che la gestione politica ed economica di una nazione deve fondarsi su una rinnovata visione reale e razionale del mondo.

Il capitalismo pone l'alta borghesia ai vertici dell'economia in Europa. La seconda rivoluzione industriale accelera i ritmi della ricerca scientifica, di nuove invenzioni. Il metodo scientifico viene ritenuto valido anche per risolvere le questioni sociali.

L’atteggiamento mentale che domina il periodo è dunque ottimistico, positivo e positivismo è il nome della filosofia di fondo che caratterizza questo periodo.

A questo ottimismo borghese, si contrappone il marxismo, che studia i problemi con la stessa metodologia scientifica, trovando però soluzione e giustizia sociale nella lotta di classe del proletariaro contro capitalismo e borghesia.
APPROFONDIMENTO: LE CORRENTI ARTISTICHE

 

Sul piano culturale si sviluppa in Francia il naturalismo (in Italia verismo), che è l’applicazione in campo letterario delle idee positiviste. Lo scrittore ha il compito di descrivere con oggettività e rigore scientifico la realtà sociale e psicologica osservata. Nella seconda metà dell’800 è il romanzo l’espressione letteraria di maggior diffusione.

Lo sviluppo industriale stimola il mercato editoriale, nascono nuovi generi letterari come il romanzo d’appendice, i libri per l’infanzia, i polizieschi, la fantascienza.

I pittori dipingono soggetti realistici che, rifiutando la visione storico celebrativa della pittura romantica, sono spesso emarginati dalla critica per lo squallore dell'insieme, la «bruttezza» dei personaggi tratti dall’osservazione diretta.

Da questo approccio artistico deriva in un certo qual modo anche l’impressionismo: si dipinge dal vero, en plein air, senza disegno preparatorio, ma rappresentando paesaggi, personaggi e oggetti con rapide pennellate di colori puri.

L'EVOLUZIONE MUSICALE

Dalla seconda metà del XIX sec., con l'affermarsi delle unità nazionali, aumenta l’interesse dei musicisti per le tradizioni del proprio Paese. Ciò avvenne soprattutto là dove si era rimasti ai margini della musica "colta" europea: i Paesi dell’Est e del Nord Europa, la Spagna, gli Stati cioè dove si consolidarono le cosiddette scuole nazionali

L'affermarsi delle scuole nazionali è meno evidente nei paesi di più antica cultura musicale, come nella Germania di Wagner, dove prevalgono le forme strumentalI, o come in Francia e in Italia, dove si sviluppa invece un melodramma legato alle correnti letterarie del naturalismo francese e del verismo italiano. (vedi mappa Tra '800 e '900)

LE SCUOLE NAZIONALI: EDVARD GRIEG (NORD EUROPA)


LE SCUOLE NAZIONALI: ANTONÍN DVOŘÁK (EST EUROPA)


LE SCUOLE NAZIONALI: ISAAC ALBENIZ (SPAGNA)


LA MUSICA STRUMENTALE TEDESCA DI FINE '800: RICHARD STRAUSS
 

Una delle figure dominanti del panorama sinfonico tedesco Richard Strauss (1864-1949), un compositore tardo romantico impegnato nei diversi generi della musica colta.

Egli spazia dal melodramma, alla musica da camera, al corale, alla musica per orchestra, ai poemi sinfonici. Tra questi questi ultimi va certamente citato il suo "Così parlò Zarathustra" (1896).

Ispirato all'omonimo testo del filosofo tedesco Friedrich Nietzsche, il poema comincia con il motivo della natura, un capolavoro orchestrale che evoca l’esplosione cosmica da cui nacque tutto.

Ecco allora una vibrazione primordiale realizzata dai contrabbassi che vibrano in pianissimo prima dello squillo di trombe, la forza degli ottoni, dell'orchestra e il rullo solistico dei timpani. Questo breve preludio è intenso, metafisico, definitivo e possente, il cui tema non comparirà mai più, se non accennato diversamente, ma comunque sufficiente ad imprimerlo nella testa dell’ascoltatore.


NATURALISMO E VERISMO: IL MELODRAMMA IN FRANCIA E IN ITALIA

 

La corrente letteraria e artistica detta realismo o naturalismo che si sviluppa in Francia negli ultimi decenni dell'800, in Italia prese il nome di verismo, di cui Verga è certamente l'autore più importante. Queste correnti raccontano fatti realmente accaduti o rappresentati in modo realistico.

Realtà e concretezza si sostituiscono alla fantasia e al sentimentalismo, riflettendo spesso le aspirazioni e i sentimenti dei ceti più popolari. Anche il melodramma, influenzato da questi movimenti, presta attenzione alle vicende degli umili e dei diseredati dell'epoca.

Musica e testo appaiono sempre più legati, la scenografia è sempre più realistica. I sentimenti sono portati all'eccesso tramite una vocalità caratterizzata da continui sbalzi e da una ricca orchestrazione. L’orchestra non si limita ad accompagnare i cantanti, ma ne sostiene le melodie con armonie incalzanti. Nei movimenti dei personaggi sul palco le parti strumentali assumono anche il ruolo di protagonista.

Le voci tendono a forzare il canto per esprimere meglio le passioni e le situazioni drammatiche. In altri momenti il canto esprime l’immediatezza del parlato, pronto a spezzarsi in pianti, o in vere e proprie urla. Vi sono momenti in cui si fa ricorso a forme strofiche (ballate e stornelli) legate alla musica popolare, a ritmi ballabili e a cori folkloristici.

Su queste basi realistiche conosciamo in Francia la tragica storia ambientata a Siviglia della zingara Carmen (1875) di Georges Bizet (1838-1875), un'opera fondamentale per l'evoluzione del melodramma europeo.

In particolar modo con Carmen, anche in virtù del soggetto atto a stimolare le sue emozioni più autentiche, la passione erotica e la gelosia, Bizet infonde nuova vita a un genere languente come l'opéra-comique.
In Italia il primo melodramma verista è Cavalleria Rusticana (1890) di Pietro Mascagni (1863-1945). L’opera in un solo atto ispirata alla novella di Verga, è ambientata in Sicilia e narra di Turiddu che, al rientro dal militare, scopre che la sua fidanzata Lola si è sposata con Alfio.

Georges Bizet Pietro Mascagni  

I due si affrontano in duello e Turiddu muore. Lo annuncia il tragico grido di una donna: Hanno ammazzato compare Turiddu!”, divenuto celebre nella storia della lirica italiana perché si tratta di un grido, non intonato, che costituisce uno degli aspetti caratteristici dello stile “verista”.

Ruggero Leoncavallo (1857-1919) è invece il compositore dell'opera-manifesto del melodramma verista italiano: I Pagliacci (1892), un'opera in un solo atto ispirata ad un reale fatto di cronaca che, per brevità e comuni riferimenti culturali, viene spesso rappresentata con Cavalleria Rusticana.

Tra i compositori del periodo l'esponente di maggior fama rimane comunque Giacomo Puccini (1858-1924), un musicista che negli anni supera il verismo lirico e, sulle vie già tracciate da Verdi e Wagner, proietta il melodramma italiano ben oltre i nostri confini.

Grandissimo melodista, è autore di celebri opere come Manon Lescaut (1893), La Bohème (1896), Tosca (1900), Madama Buttterfly (1904) e l'incompiuta Turandot.

All'interno di quest'ultima, completata dal suo allievo Franco Alfano e diretta alla sua prima Alla Scala di Milano da Arturo Toscanini nel 1926, Puccini scrive Nessun dorma una tra le melodie d'opera più suggestive e conosciute al mondo.

Nel filmato qui sotto possiamo seguire e cantare il brano registrato in occasione del ventesimo anniversario di Opera Domani, un progetto che vuole avvicinare gli alunni delle scuole dell’obbligo all’opera lirica. 

Tuttavia tutta questa musica rimane pur sempre legata alle ormai secolari regole della musica colta europea. Si comincia allora ad avvertire la necessità di sviluppare nuove regole, nuovi percorsi espressivi, soprattutto nell'ambito delle composizioni strumentali. Nascono così i primi tentativi per definire un linguaggio musicale nuovo.

Alla fine dell’800 naturalismo e verismo appaiono superati da nuove correnti artistiche, principalmente "confinate" in due grandi capitali europee: Parigi e Vienna, le città in cui i più innovativi artisti e scrittori possono scambiarsi le proprie idee, esperienze e opinioni.

Inevitabilmente anche il rinnovamento musicale trova spazio proprio in queste due centri, dove vivono i due compositori che, negli tra '800 e '900, anticipano così i radicali cambiamenti della musica del 'XX secolo: il francese Claude Debussy (1862-1918), qui a sx, e il boemo Gustav Mahler (1860-1911) qui a dx.

CLAUDE DEBUSSY (1862 - 1918)

Figura geniale di innovatore, il compositore francese Claude Debussy rivoluziona l'armonia, il ritmo, la sonorità e la forma della musica di fine XIX secolo. Frequentatore di circoli letterari e artistici parigini, è influenzato dal movimento simbolista francese e condivise con gli impressionisti l'attenzione per la natura.

​In Germania, a Bayreuth, ascolta e assiste ammirato alle novità musicali introdotte da Richard Wagner nelle sue opere totali, ma lo attraggono anche le sonorità del gamelan, una orchestra di strumenti a percussione indonesiani, che egli ascolta per la prima volta all'Esposizione Universale di Parigi del 1889.

E' affascinato dallo stile pittorico impressionista e cerca di trasferirlo in musica, modificando le regole della composizione. Alla scala musicale tradizionale, quella di sette suoni disposti per toni e semitoni secondo un preciso ordine gerarchico, Debussy preferisce la scala esatonale.

Una scala di sei suoni in cui, eliminando gli intervalli di semitono, ogni suono si trova alla stessa distanza di un tono da quello vicino. In questo modo gli sviluppi tematici, sostenuti anche da ritmi irregolari e impasti timbrici delicati o evanescenti, risultano imprevedibili.

Egli ottiene così sonorità e atmosfere vaghe, che ricordano quelle della musica orientale e, al tempo stesso, danno un senso di sospensione, come se una melodia, in assenza di un chiaro centro tonale, non fosse mai conclusa.

SINTESI ANIMATA: L'IMPRESSIONIMO MUSICALE"


Negli anni Novanta Debussy è profondamente attratto dal simbolismo, movimento letterario di fine '800 attento agli aspetti più misteriosi della realtà, alla dimensione del sogno, alla musicalità della parola.

Un esempio di questo avvicinamento è il Prélude à l'après-midi d'un faune per orchestra (1894), ispirato a una poesia di Stéphane Mallarmé. Il brano evoca i sentimenti di un fauno che, in un caldo pomeriggio, si abbandona a fantasie amorose. Sentiamo come l'atmosfera di sogno del poema di Mallarmé viene musicata da Debussy.

Con Syrinx (1913) per flauto solo, Debussy si ispira invece al mito del dio Pan innamorato della ninfa Siringa. Questa per sfuggire alle mire di Pan si getta in un canneto trasformandosi per aiuto divino in una canna. Pan, preso dallo sconforto, taglia la canna e la divide in vari pezzi, creando lo strumento a fiato detto flauto di Pan o siringa.

CLAUDE DEBUSSY: CLAIRE DE LUNE

 

CLAUDE DEBUSSY: DES PAS SUR LA NEIGE


È una pittura d'ambiente in cui si colloca una dolente presenza umana: Triste e lento è la didascalia generale; il ritmo iniziale, dice Debussy, «deve avere il valore sonoro d'un fondo di paesaggio triste e ghiacciato», e la melodia è indicata «espressivo e doloroso», poi «espressivo e tenero», ed infine «come un tenero e triste rimpianto».

CLAUDE DEBUSSY: SONATA n.2 PER FLAUTO, VIOLA E ARPA - I° MOV. PASTORALE (1915)


Chiara è la scelta timbrica dirompente rispetto al solito trio romantico (pianoforte, violino, violoncello). Al posto del violino, Debussy utilizza un flauto fiabesco nel suo registro grave. il canto nasale della viola contrasta colla vocalità più virile del violoncello; il pizzico frivolo dell'arpa soppianta l'eleganza del pianoforte romantico.

Ora alla scontata descrizione romantica della natura, che aveva lasciato traccia nel primo Debussy impressionista, viene sostituita una scrittura mobile, un sereno mosaico poetico e pastorale imprevedibile, a cui l'armonia complessiva del trio scelto conferisce uno sguardo esotico.

CLAUDE DEBUSSY: TROIS NOCTURNES (NUAGES, FÊTES, SIRÈNES)


Così lo stesso Debussy spiegò le intenzioni che motivarono queste composizioni: "Il titolo Nocturne assume qui un significato più generale e soprattutto più evocativo. Non si tratta dunque dell'abituale forma di Notturno, ma di tutto ciò che questa parola suscita come impressioni e come effetti luminosi. Nuages: è l'aspettto immutabile del cielo, con il trascorrere lento e malinconico delle nuvole, che finisce in un'agonia di grigi, dolcemente sfumati di bianco.

Fètes: è il movimento, il ritmo danzante dell'atmosfera con dei bruschi lampeggii di luce; è anche l'episodio di un corteo che passa attraverso la festa, confondendosi in essa; ma lo sfondo persiste, ostinato, ed è sempre la festa con la sua mescolanza di musica, di pulviscolo luminoso, che partecipa ad un ritmo totale. Sirènes: è il mare e il suo ritmo incessante; poi, tra le onde inargentate dalla luna, si ode, vive e passa il canto misterioso delle sirene».

GUSTAV MAHLER (1860 - 1911)

Sensibile interprete di un mondo in crisi e prossimo alla dissoluzione, quello dell'impero asburgico, Mahler vive e lavora a Vienna, città nella quale egli rielabora la tradizione sinfonica tedesca portandola a uno sviluppo estremo, dal quale prenderanno poi spunto le nuove tendenze musicali del Novecento.

In vita egli raggiunse una fama straordinaria come direttore d'orchestra, mentre come compositore fu all'epoca meno capito e apprezzato, tanto che il suo contributo al rinnovamento della musica fu riconosciuto solo dopo il secondo conflitto mondiale.

Mahler compose dieci sinfonie (di cui l'ultima incompiuta), che sono il nucleo centrale di una produzione caratterizzate da una ricerca timbrica innovativa, da una dilatazione fino a dimensioni insolite dei loro movimenti, della loro durata e dell'organico strumentale impiegato.

A eccezione della Quinta, Sesta e Settima esclusivamente strumentali, le sinfonie di Mahler includono infatti l'intervento di voci soliste o corali, rivelando apertamente il loro carattere tipicamente romantico di una musica a programma.

In questo modo egli conferma l'idea di Wagner per cui "la parola è il veicolo dell'idea musicale", facendola rivivere nei testi letterari e nelle immagini figurate a cui lega il suo messaggio e programma musicale.

Ispirate da un oscuro e sofferto pessimismo di fondo, le sue sinfonie comunicano così una visione ironica e amara della vita, alla quale si contrappongono momenti di intima e delicata malinconia, quasi un canto di speranza.

Ed è proprio nelle sue sinfonie che si ricompone l'esasperata ed estrema personalità romantica di Mahler. Una esasperazione che raggiunge il vertice della potenza sonora nella sua Ottava sinfonia, la cosiddetta Sinfonia dei Mille per l'eccezionale organico in cui un'immensa orchestra viene contrapposta a un doppio coro.

Sempre all'interno della sua personalità tormentata possono peraltro convivere in Mahler momenti di grande lirismo e serena malinconia, quel canto di speranza di cui si è già detto sopra. Il famosissimo Adagietto della sua Quinta sinfonia che possiamo ascoltare qui di seguito ne è forse l'esempio più significativo.

Altri esempi che possono contribuire a illustrare la complessa e innovativa personalità musicale di Mahler sono visibili, con le relative note informative sul brani, nelle schede di approfondimento presentate qui di seguito.

GUSTAV MAHLER: SINFONIA n.1 - IL TITANO


Alla prima esecuzione (Budapest 1889) di questa Sinfonia essa non aveva ancora raggiunto la forma definitiva. Mahler infatti si tormentò a lungo su questa partitura, sottoponendola a continue revisioni: fra i primi abbozzi del 1884 e gli ultimi ritocchi del 1909 passarono 25 anni, come dire l'intero arco creativo del compositore.

Nel terzo movimento Mahler utilizza il tema della canzone infantile Frère Jacques (ascolta a 24' 40''), trasformato in una marcia funebre parodistica e allo stesso tempo spettrale, che si accentua con l'entrata successiva di un tema beffardo eseguito da oboi e trombe dal sapore "ungherese".

Lo stupore e lo sconcerto che provò il pubblico per l'uso di questa canzoncina, percepita come una presa in giro per chi si riteneva possessore di una cultura musicale ben più elevata, fu anch'esso uno dei motivi per i quali Mahler venne a lungo considerato un compositore minore.

Solo più tardi si capì come la parodia indicasse in realtà la fine dell'idea romantica dell'eroe, di colui che doveva esser ora inteso non più come persona dalle qualità straordinarie per coraggio, cultura o quant'altra virtù, bensì come la persona normale che affronta il quotidiano senza grandi gesta o proclami.

Gli eroi veri siamo dunque tutti noi, tutti quelli che hanno il coraggio di affrontare la banalità di un'esistenza dal futuro cupo e incerto. Questa era la modernità allora incompresa di questo autore, il messaggio che in via definitiva si potrebbe oggi assumere come il simbolo dell'universo mahleriano.

GUSTAV MAHLER: VON DER JUGEND (Della giovinezza) da DAS LIED VON DER ERDE (Il canto della terra)


Non si possono tralasciare i suoi cicli di Lieder sinfonici, nei quali Mahler ha lasciato una traccia indelebile nella storia della musica, come in Das Lied von der Erde (Il canto della Terra) ispirato a liriche cinesi, una delle sue pagine più ispirate e poeticamente sentite.

VON DER JUGEND

Mitten in dem kleinen Teiche
Steht ein Pavillon aus grünem
Und aus weissem Porzellan.

Wie der Rücken eines Tigers
Wölbt die Brücke sich aus Jade
Zu dem Pavillon hinüber.

In dem Häuschen sitzen Freunde,
Schön gekleidet, trinken, plaudern,
Manche schreiben Verse nieder.

Ihre seidnen Ärmel gleiten
Rückwärts, ihre seidnen Mützen
Hocken lustig tief im Nacken.

Auf des kleinen Teiches stiller
Wasserfläche zeigt sich alles
Wunderlich im Spiegelbilde.

Alles auf dem Kopfe stehend
In dem Pavillon aus grünem
Und aus weissem Porzellan;

Wie ein Halbmond steht die Brücke,
Umgekehrt der Bogen Freunde,
Schön gekleidet, trinken, plaudern.
DELLA GIOVINEZZA

In mezzo al piccolo stagno
sorge un padiglione di verde
e bianca porcellana.

Come il dorso di una tigre
il ponte di giada s'inarca
e raggiunge il padiglione.

Nella piccola casa amici siedono,
ben vestiti: bevono, chiacchierano,
alcuni scrivono versi.

Le loro maniche di seta scivolano
indietro, e i loro berretti di seta
si afflosciano sulla nuca, allegramente.

Sulla tranquilla superficie d'acqua
del piccolo stagno, tutto si vede
mirabile, in immagine riflessa.

Tutto a testa in giù
nel padiglione di verde
e bianca porcellana;

come una mezzaluna appare il ponte,
l'arco è rovesciato. Amici,
ben vestiti, bevono, chiacchierano
GUSTAV MAHLER: SINFONIA n.9


Nella Nona Sinfonia si avverte quasi un presagio di morte, il presentimento dell'imminente tragedia del primo conflitto mondiale e del crollo dell'impero asburgico. Mahler, mediante un'armonia rivoluzionaria, è ormai giunto alla completa disintegrazione del linguaggio musicale romantico.

"Il primo movimento è la cosa più Splendida che Mahler abbia scritto. È l'espressione di un amore inaudito per questa terra, del desiderio di vivere in pace con la natura e di poterla godere fino in fondo, in tutta la sua profondità, prima che giunga la morte. Perché essa arriva senza scampo." (Alban Berg -1912) 

L'Adagio, l'ultimo movimento, è forse la musica sacra più profonda e commovente che il '900 abbia prodotto. Nella sua coda la musica raggiunge la trasparenza, con un incredibile svuotamento e alleggerimento progressivo, per arrivare a un massimo di concentrazione con il minimo di materia sonora possibile.

E' un cammino che sale verso i registri più acuti degli strumenti, assottigliandosi ma accrescendo la forza di un'anima in elevazione. La musica si scarnifica tesa verso la realtà superiore di una irreversibile quiete. Nell'attesa dell'attimo in cui tutto cesserà per sempre, il limite si annebbia e la morte, così esorcizzata, non fa più paura.