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Nella seconda metà del Novecento nascono ulteriori nuove correnti espressive che, se da un lato sono la naturale evoluzione linguistica della musica, dall'altro sono invece figlie di radicali cambiamenti avvenuti a livello tecnologico, sociale e culturale. (vedi mappa Musica nel XX secolo)

Ecco allora che sulle basi dalla dodecafonia vedremo svilupparsi la musica seriale, così come dal futurismo prenderà vita sia la musica concreta che quella elettronica ed elettroacustica, mentre la musica aleatoria e quella minimalista saranno invece una reazione culturale alla rigida concezione matematico seriale della musica.

Gli altimi vent'anni del XX secolo sono profondamente segnati dall'esplosione delle tecnologie informatiche applicate alla musica. Con buon computer, un software adeguato, una scheda audio e una tastiera di input un compositore può da solo gestire e sperimentare suoni, ritmi, polifonie e timbri di qualsiasi genere, tipo e difficoltà.

A tutto ciò si aggiunga che se da un lato Internet ha rivoluzionato l'industria musicale, eliminando quasi ogni mediazione commerciale tra compositori e pubblico. 

Ma qui siamo stiamo già parlando di temi e argomenti che riguardano il nostro più immediato presente e futuro, ciò che analizzeremo meglio nella prossima specifica pagina sulla musica colta del XXI secolo

LE NUOVE LINGUE DELLA MUSICA COLTA - parte B -

MUSICA SERIALE - SERIALISMO INTEGRALE


La musica seriale ha radici nella crisi del sistema tonale d'inizio XX secolo, una crisi che, come s'è visto, trova il suo primo sistema di regole nella composizione basata sulla serie dodecafonica proposto da Schoenberg e applicato in differenti tempi e maniere da vari compositori.

Nel periodo tra le due guerre mondiali solo l'ex allievo di Schönberg, Anton Webern, utilizzò senza compromessi la serialità dodecafonica. Negli anni '50 egli divenne un punto di riferimento per compositori che vollero applicare il sistema seriale non solamente all’altezza, ma anche ad altri parametri sonori come la durata, la dinamica, il registro, il timbro.

Con Olivier Messiaen (1908-1992), qui il più a sinistra, si ha il primo tentativo di applicare la serie, oltre che alle note della scala cromatica, alle altezze, alla dinamica e ad altri parametri musicali. Successivamente con l'articolo Schonberg è morto (1952) di Pierre Boulez (1925-2016) prende avvio il serialismo integrale.

La serializzazione di tutti i parametri musicali elimina i punti di riferimento interni di un brano: la mancanza di ripetizioni e di una gerarchie tra le parti fanno sì che l’ascoltatore si trovi in una posizione di spaesamento, non riuscendo a riconoscere le abituali funzioni melodiche e armoniche del sistema tonale.


La nuova tendenza si diffonde grazie ai celebri corsi estivi di Darmstadt (Germania), animati da alcune tra le personalità più rilevanti della musica contemporanea come Luciano Berio, John Cage, Geörgy Ligeti, Luigi Nono, Henri Pousseur, Karlheinz Stockhausen (vedi sotto da sx a dx).

A quest’ultimo è riconducibile la tendenza nota come pointillisme (o musica puntuale) in cui la singola nota, separata da un "discorso" musicale ormai in frantumi, acquista il valore di un puro suono isolato, dando rilievo alla dimensione spaziale della sua musica.

La completa matematizzazione, la razionalizzazione del processo compositivo adottata dalla Neue Musik di Darmstadt hanno incontrato numerose critiche e hanno suscitato alcuni tentativi di reazione da parte di importanti musicisti: ne sono un esempio il minimalismo, la musica aleatoria e la tecnica dei tintinnabuli di Arvo Part.

MUSICA ELETTRONICA


La storia della musica elettronica è una storia fatta di invenzioni, di avventure industriali più o meno riuscite e di idee, suoni e nuove forme espressive al servizio della creazione musicale.

Il primo importante strumento musicale elettronico fu il TELHARMONIUM brevettato nel 1897 dall'avvocato, imprenditore e inventore americano Thaddeus Cahill.

L'idea era quella di trasmettere musica nelle case e in luoghi pubblici tramite le linee telefoniche (tipo filodiffusione) da ascoltare con apposite cornette collegate ai ricevitori.

Cahill riuscì a trovare degli investitori che finanziassero la sua idea, costruì un gigante che pesava 200 tonnellate, convinse la compagnia telefonica di New York a firmare un contratto per la fornitura di questo servizio ma per una serie di problemi, non ultimo quello delle interferenze con le linee telefoniche, l'impresa fallì nel 1908.

Nel1917, a Mosca, Leon Theremin inventò invece il THEREMIN, il più antico strumento elettronico tutt'oggi usato in musica. Le sue caratteristiche principali sono le due antenne che servono per controllare l'altezza e il volume del suono.

Quella per il controllo dell'altezza è montata verticalmente sullo strumento: avvicinando la mano destra a questa antenna si ottiene un suono più acuto e allontanandola più grave. L'altra antenna è montata orizzontalmente: avvicinando la mano sinistra a questa antenna il volume si abbassa e allontanandola aumenta.

Theremin convinse gli scienziati del Soviet e lo stesso Lenin, poi nel 1921 seguì un trionfale tour europeo per promuovere lo strumento e nel 1927 arrivò a New York dove alla prima rappresentazione si esibì con l'Orchestra Filarmonica di New York.

Il successo maggiore in questo campo lo colse l'orologiaio americano Laurens Hammond con l'omonimo ORGANO HAMMOND presentato nel 1935, uno strumento polifonico, dotato di una notevole ricchezza timbrica vagamente somigliante a quella dell'organo a canne.

E' uno strumento a due tastiere più pedaliera concepito per la musica liturgica, il cui sistema di generazione del suono rappresentava un grosso vantaggio rispetto agli organi a canne tradizionali: poche parti delicate, un peso molto più contenuto, facilità di manutenzione e nessun problema di accordatura.

Ma la vera rivoluzione della musica elettronica avvenne quando in essa, andando ben oltre la pura e "semplice" invenzione di nuovi strumenti e colori musicali, si cominciarono a includere e manipolare tutti i suoni possibili, compresi i rumori ambientali.

John Cage fu il primo compositore ad utilizzare suoni ambientali come materiale musicale nel suo Imaginary Landscape n°1 (1939) nel quale utilizzò suoni registrati suonati su due giradischi con velocità di rotazione variabile, percussioni e rumori.

Pochi anni dopo prende corpo teorico e sperimentale la musica concreta (vedi sezione successiva) da cui poi anni '60 inzia a svilupparsi la musica elettroacustica, una ricerca basata sullo studio e l'uso dei parametri scientifici dell'acustica nella creazione musicale, distinguendola dalla musica elettronica comunemente intesa.

Con essa, oltre ai montaggi di suoni "concreti", si cominciò a fare largo uso di dispositivi di controllo acustici per la generazione elettronica di suoni "sintetici", non esistenti natura. Il montaggio collage di suoni registrati su nastro viene col tempo sostituito dall'uso di nuovi strumenti tecnologici più efficaci.

I compositori elettroacustici poterono infatti avvalersi dei primi sintetizzatori, mixer, campionatori, sequencer, compressori, equalizzatori, filtri e quant'altro la tecnologia permettesse loro. Erano ancora dispositivi elettronici analogici molto costosi, fatti di circuiti, cavi, manopole, armadi o banchi che occupavano stanze intere.

Già agli inizi degli anni '60 vennero però messi a punto i primivsoftware in grado di creare e gestire suoni digitalmente. Gli anni successivi sono così un vorticoso crescendo tecnologico nel campo della computer music, aumentando notevolmente l'approccio elettronico alla materia musicale.

In ogni caso la musica elettronica, quella più comunemente intesa, rimane quella che, pur utlizzando le nuove tecnologie di generazione e registrazione sonora, si mantiene legata alle tradizionali e più commerciali regole della musica. Tra i precursori di successo del pop-elettronico conosciamo il gruppo tedesco dei Kraftwerk.

Da questi precursori in poi la musica elettronica avrà sviluppi enormi, con un'infinita serie di esperienze, correnti, generi e forme espressive particolari. Ma questo è un campo che vedremo di approfondire nelle sezioni culturali più legate alla cosiddetta industria musicale della musica leggera o commerciale.

MUSICA CONCRETA
 

La musica concreta nasce nel 1948 quando il compositore francese Pierre Schaeffer teorizza una musica basata sulla registrazione magnetica di suoni e rumori ambientali da usarsi come materiale per la composizione.

Questo materiale viene poi rielaborato con processi di montaggio e mixaggio simili a quelli cinematografici (taglio e assemblaggio del nastro, scorrimento a velocità variabile, ripetizione e inversione di frammenti).

La musica concreta ha radici nelle esperienze del futurismo italiano del primo '900, adeguando l'idea dell'intonarumori, con cui si superò la distinzione tra suono e rumore, alle possibilità tecnologiche degli anni '50.

"Étude aux chemins de fer" (Schaeffer, 1948), un brano basato sulla registrazione e montaggio dei rumori legati al mondo delle ferrovie, può essere considerato come l’atto di nascita di una musica nella quale i compositori hanno concretamente a che fare con dei suoni e non con dei simboli astratti che li rappresentano uno spartito.

Appoggiandosi agli studi di registrazione sonora della RTF (Radiodiffusion-Télévision Française), Schaeffer fondò nel 1951 il "Groupe de Recherche de Musique Concrète", a cui collaborarono compositori come Iannis Xenakis, Olivier Messiaen, Pierre Boulez, John Cage, Luciano Berio e Karlheinz Stockhausen.

La sua eredità la si ritrova principalmente nella musica elettroacustica, che sfrutta le possibilità di alterazione e modifica di suoni preesistenti estrapolati dal contesto di origine, miscelandoli però con suoni elettronici esistenti in natura, generati e manipolati grazie alle più recenti tecnologie analogiche e digitali.


- Giada Pavan: LA MUSICA NELL'ERA NUCLEARE

MUSICA ALEATORIA


Con musica aleatoria (dal latino alea = gioco dei dadi o gioco d’azzardo) si intende un tipo di musica in cui alcuni elementi della composizione siano lasciati al caso. Se la libertà di improvvisazione è limitata ad alcuni parametri (ad esempio la sequenza di altezze) si parla di alea controllata.

Con lo stesso termine si indicano composizioni nelle quali la casualità è determinante. Di fatto, nella musica aleatoria, il compositore si astiene dal controllo sul procedimento creativo, ma organizza gli eventi sonori, gettando i dadi, lanciando monetine o pescando carte dal mazzo. Leader di questa corrente è John Cage che da importanza al caso, come l’impiego di materiale sonoro accidentale, l’idea di concerto come evento fortuito, nel quale le stesse reazioni del pubblico rientrano nel fatto musicale.

Egli stesso non considera composizioni le proprie musiche ma preferisce definirle pure e semplici “proposte”. Il concerto inteso come evento fortuito può essere dato dalla esecuzione di un gruppo strumentale ai cui membri vengono distribuiti ogni volta gli spartiti in modo casuale, dando vita a brani sempre diversi ad ogni esecuzione. Altro esempio lo vediamo qui sotto dove lo stesso Cage esegue il brano "Water walk".

Il silenzio stesso, che lui chiama "suono silenzioso", è per Cage e per i suoi seguaci un autentico “avvenimento musicale”, una condizione per cui tutto può accadere: dal risveglio di suoni imprevisti e imprevedibili che cercano un significato nell’essere di colui che ascolta, sino all’evento più grande: la parola.

A proposito del suono silenzioso, una delle sue composizioni più famose è 4’33’’, composta nel 1952. Si tratta di una "sonata" in tre movimenti, per qualsiasi strumento musicale. Lo spartito dà istruzione all’esecutore di non suonare per tutta la durata del brano nei tre movimenti: il primo di 30'', il secondo di 2' 23'', il terzo di 1' 40''.

La durata particolare è probabilmente un riferimento allo zero assoluto: infatti, 4’ 33’’ corrispondono a 273 secondi e lo zero assoluto è posizionato a -273.15°c, temperatura irraggiungibile come il silenzio assoluto. Il pianista si reca al piano e non suona nessun tasto per 4' 33'' secondi.

La sonata è data dal silenzio cronometrato del pianista più l'ambiente sonoro (risate, invettive, voci e rumori del pubblico) che viene a crearsi casualmente intorno a lui in ogni occasione dell'esecuzione del brano. Siamo forse di fronte all'opera più essenziale e provocatori di tutta musica aleatoria.

MUSICA MINIMALISTA


Con il termine musica minimalista (detta anche minimalismo, musica minimale o musica ripetitiva) ci si riferisce alla corrente musicale sorta negli USA durante gli anni '60 in alternativa al serialismo della musica colta europea, considerata appunto dai minimalisti "impossibile da ascoltare".

Spesso accomunato alla sola idea di ripetizione, il minimalismo musicale si basa in realtà e più in generale sull'estrema riduzione del materiale musicale utilizzato, su modelli stilistici che, come vedremo, variano da compositore a compositore.

Il brano che possiamo ascoltare nel filmato qui a sinistra anticipa già nel 1948 la corrente minimalista. L'autore è ancora John Cage, uno sperimentatore tra i più attivi del Novecento.

Timbricamente uniformi e prive di una struttura tematica definita (qui a sx un brano di Terry Riley del 1964 tutto basato sul solo accordo di Do maggiore), le composizioni minimaliste sono solo apparentemente statiche.

In realtà esse cambiano progressivamente in modo quasi impercettibile, attraverso sovrapposizioni ritmiche e melodiche che generano via via trame sonore sempre più complesse.

Concettualmente ispirata alle arti visive d'avanguardia (danza, pittura e teatro) degli anni sessanta ed alla pop art, la musica minimalista include formule musicali appartenenti al jazz e soprattutto alla musica etnica poliritmica, quali quella centrafricana, indonesiana e indiana.

Al brano del 1973 di Steve Reich qui a sinistra è stata accostata una grafica a tasselli colorati che ci permette di cogliere il sovrapporsi di ritmi ottenuti con delle semplici bastoncini e blocchi di legno.

Melodia e armonia sono assenti, solo una poliritmia si evolve via via sempre più complessa costruita su una pulsazione costante e regolare (tasselli rossi). Evidenti sono qui le influenze musicali delle culture africane e asiatiche.

Il filmato qui a sx è tratto dal film di Godfrey Reggio "Koyaanisqatsi" (1982) che in lingua amerinda hopi (Navajo - Arizona) significa vita in tumulto, squilibrata. Le musiche minimaliste sono di Philip Glass.

Descrivendo un viaggio che inizia con la natura per passare agli ambienti umani il film stimola una riflessione in cui il minimalismo di Glass ben sottolinea la potenza evocativa del messaggio audiovisivo proposto.

Qui sotto, nell'ordine da sinistra a destra, possiamo vedere gli autori dei brani visti e ascoltati in questa sezione sul minimalismo musicale: gli statunitensi John Cage (1912-1992), Terry Riley (1935), Steve Reich (1936), Philip Glass (1937) e l'estone nato nell'ex unione sovietica Arvo Pärt (1935).

Un rilievo finale per l'ultimo citato, Arvo Pärt e il suo "minimalismo sacro", di cui egli stesso dice: "Lavoro con pochissimi elementi - una voce, due voci. Costruisco con i materiali più primitivi - con l'accordo perfetto, con una specifica tonalità. Tre note di un accordo sono come campane. Ed è perciò che chiamo questo tintinnabulazione."

Il brano "Spiegel im spiegel" (1978) per viola (o violoncello) e pianoforte qui proposto è un perfetto esempio di stile "tintinnabulante"semplici accordi arpeggiati al piano e un delicata melodia con suoni lunghi a evocare spazi aperti che si specchiano in mondi interiori, fondendosi in uno sguardo alla religiosa bellezza del nostro vivere.


- Camilla Marcellini: MUSICA MINIMALISTA - PHILIP GLASS 
- Grippo Riccardo: MUSICA MINIMALISTA - JOHN CAGE